Circolare Cliente del 27/06/2022

Circolare Cliente del 27/06/2022

Circolare Cliente del 27/06/2022 150 150 His spa Milano

Al via l’Avviso pubblico #RiParto: un aiuto al rientro al lavoro delle madri

Finanziamento di progettualità in grado di fornire un sistema integrato di strumenti atti a favorire il ritorno al lavoro delle lavoratrici madri

Nella Gazzetta Ufficiale dell’11 giugno 2022, n. 135 è stato pubblicato il comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Politiche della Famiglia, recante “Avviso pubblico #RiParto – Percorsi di welfare aziendale per agevolare il rientro al lavoro delle madri, favorire la natalità e il work-life balance”.

Tale iniziativa ha il fine di sostenere il ritorno al lavoro delle lavoratrici madri dopo l’esperienza del parto, anche attraverso l’armonizzazione dei tempi di lavoro e dei tempi di cura della famiglia, mediante il finanziamento di progettualità proposte dalle imprese, che siano in grado di fornire un sistema integrato di strumenti atti a favorire la risoluzione di problemi comuni alle lavoratrici madri dopo l’arrivo di un figlio.

Premessa

Negli ultimi mesi si sono susseguiti una serie di interventi normativi finalizzati al miglioramento dell’occupazione (quantitativa e qualitativa) femminile, principalmente attraverso una serie di misure legate al PNRR (principalmente, bandi sull’autoimprenditorialità gestiti dal MiSE).

Com’è noto, la Missione 5, Componente 1 del PNRR “Politiche del lavoro” prevede una specifica sezione per le donne.

Relativamente all’incremento dell’imprenditorialità femminile, il PNRR si prefigge l’obiettivo di innalzare i livelli di partecipazione delle donne nel mercato del lavoro. In particolare, il progetto, attraverso una strategia integrata di investimenti di carattere finanziario e di servizi di supporto, è volto a:

– Promuovere l’imprenditoria femminile, sistematizzando e ridisegnando gli attuali strumenti di sostegno rispetto a una visione più aderente ai fabbisogni delle donne.

– Sostenere la realizzazione di progetti aziendali innovativi per imprese già costituite e operanti a conduzione femminile o prevalente partecipazione femminile (digitalizzazione delle linee di produzione, passaggio all’energia verde, ecc.).

– Sostenere l’avvio di attività imprenditoriali femminili attraverso la definizione di un’offerta che sia in grado di venire incontro alle necessità delle donne in modo più puntuale (mentoring, supporto tecnico-gestionale, misure per la conciliazione vita-lavoro, ecc.).

– Creare un clima culturale favorevole ed emulativo attraverso azioni di comunicazione mirate che valorizzino l’imprenditorialità femminile, in particolare, presso scuole e università.

In tale contesto più generale, si inserisce anche la nuova modalità di presentazione del rapporto biennale della situazione personale maschile e femminile.

Il PNRR, infatti – oltre all’imprenditoria femminile – parla espressamente di certificazione della parità di genere. Al riguardo, in attuazione dell’art. 46 del “Codice delle pari opportunità tra uomo e donna”, come modificato dalla Legge n. 162 del 5 novembre 2021, il D.M. 29 marzo 2022, firmato di concerto dal Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando e dalla ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, definisce le modalità per la redazione del rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile da parte delle aziende pubbliche e private con più di 50 dipendenti.

Le aziende devono redigere il rapporto esclusivamente in modalità telematica, inserendo le informazioni contenute nell’allegato A del decreto, attraverso l’utilizzo dell’apposito portale del MLPS, https://servizi.lavoro.gov.it, entro il 30 settembre 2022 (per il solo biennio 2020-2021; per tutti i successivi bienni è confermata la data del 30 aprile dell’anno successivo alla scadenza di ciascun biennio).
Al termine della procedura informatica, qualora non vengano rilevati errori o incongruenze, l’applicativo rilascia una ricevuta attestante la corretta redazione del rapporto. Una copia del rapporto, unitamente alla ricevuta deve essere trasmessa dal datore di lavoro anche alle rappresentanze sindacali aziendali.
L’applicativo informatico sarà operativo dal 23 giugno 2022.

Tali nuovi interventi normativi riguardano, però, anche il sostegno e la valorizzazione della famiglia.

Nei mesi scorsi è stato approvato il provvedimento denominato Family Act che ha, tra gli altri obiettivi, quello di:

– promuovere la genitorialità, conciliandola col mondo del lavoro attraverso il sostegno all’educazione dei figli;

– riordinare la disciplina dei congedi parentali di maternità e paternità;
– incentivare il lavoro femminile.

In tal senso, le misure previste nella legge delega riguardano:

– il rafforzamento delle misure di sostegno all’educazione dei figli;

– la disciplina dei congedi parentali: maternità e paternità;

– l’incentivazione del lavoro femminile e l’armonizzazione dei tempi di vita e lavoro;

– il sostegno per la formazione dei figli e il conseguimento dell’autonomia finanziaria dei giovani;

– il sostegno e la promozione delle responsabilità familiari.

La panoramica appena elencata si arricchisce anche dell’Avviso pubblico #RiParto, l’iniziativa prevista dall’art. 1, commi 23 e 24, Legge 30 dicembre 2020, n. 178, che si inserisce nell’ambito della missione istituzionale di competenza del Dipartimento per le Politiche della Famiglia di impulso e promozione di buone pratiche a tutti i livelli, pubblico e privato, da promuovere e poi monitorare ai fini della replicabilità e messa a sistema sul territorio nazionale. Nell’analisi che segue, il dettaglio dell’Avviso de quo.

Le caratteristiche generali dell’Avviso pubblico #RiParto

La legge di Bilancio 2021 aveva previsto che al fine di sostenere il rientro al lavoro delle lavoratrici madri e di favorire la conciliazione dei tempi di lavoro e dei tempi di cura della famiglia si incrementava di 50 milioni di euro il Fondo ex art. 19, comma 1, D.L. n. 223/2006, da destinare al sostegno e alla valorizzazione delle misure organizzative adottate dalle imprese per favorire il rientro al lavoro delle lavoratrici madri dopo il parto.

Ora il Dipartimento per le politiche della famiglia ha pubblicato l’Avviso pubblico “#RiParto – percorsi di welfare aziendale per agevolare il rientro al lavoro delle madri, favorire la natalità e il work-life balance“.

L’iniziativa ha il fine di sostenere il ritorno al lavoro delle lavoratrici madri dopo l’esperienza del parto, anche attraverso l’armonizzazione dei tempi di lavoro e dei tempi di cura della famiglia, mediante il finanziamento di progettualità proposte dalle imprese, che siano in grado di fornire un sistema integrato di strumenti atti a favorire la risoluzione di problemi comuni alle lavoratrici madri dopo l’arrivo di un figlio.

Possono presentare domanda di finanziamento:

  • le imprese, ai sensi dell’art. 2082 c.c. e dell’art. 2083 c.c., aventi sede legale o unità operative sul territorio nazionale;
  • i consorzi e i gruppi di società collegate o controllate ai sensi dell’art. 2359 c.c.

Andando nel dettaglio:

– a mente dell’art. 2082 c.c. “È imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi”;


– a mente dell’art. 2083 c.c. “Sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, i piccoli commercianti e coloro che esercitano un’attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia
”.

Al contempo, l’art. 2359 c.c. recita “Sono considerate società controllate:

  1. le società in cui un’altra società dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell’assemblea ordinaria;
  2. le società in cui un’altra società dispone di voti sufficienti per esercitare un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria;
  3. le società che sono sotto influenza dominante di un’altra società in virtù di particolari vincoli contrattuali con essa.

Ai fini dell’applicazione dei numeri 1) e 2) del primo comma si computano anche i voti spettanti a società controllate, a società fiduciarie e a persona interposta: non si computano i voti spettanti per conto di terzi.


Sono considerate collegate le società sulle quali un’altra società esercita un’influenza notevole. L’influenza si presume quando nell’assemblea ordinaria può essere esercitato almeno un quinto dei voti ovvero un decimo se la società ha azioni quotate in mercati regolamentati
”.

Imprese, consorzi e gruppi di società collegate o controllate possono partecipare anche in forma associata con altri soggetti aventi gli stessi requisiti richiesti dall’Avviso per i partecipanti singoli, costituendosi in associazione temporanea di scopo (ATS), contratto di rete o associazione temporanea d’impresa (ATI) e individuando un capofila che presenti una unica domanda di finanziamento, un unico progetto ed un unico piano finanziario.

Modalità di presentazione della domanda e caratteristiche dell’agevolazione

L’Avviso prevede 3 mesi di tempo per costruire il progetto di welfare aziendale finalizzato a sostenere il rientro al lavoro delle lavoratrici madri e a favorire l’armonizzazione dei tempi di lavoro e dei tempi di cura della famiglia.

Le imprese dovranno inoltrare i progetti alla PEC AvvisoRiParto@pec.governo.it entro il 5 settembre 2022, alle ore 12.

Tra gli altri documenti, alla domanda dovrà essere allegata:

– una relazione sulle attività in materia di conciliazione dei tempi di cura della famiglia e di lavoro svolte negli ultimi due anni dal soggetto proponente ovvero una dichiarazione di non aver mai intrapreso azioni di welfare;

– il piano finanziario.

La richiesta di finanziamento per ciascuna iniziativa progettuale deve essere compresa:

  • tra un minimo di € 15.000,00 e un massimo di € 50.000,00 per le imprese con meno di 10 dipendenti e i cui ricavi della voce A1 del conto economico, relativo all’ultimo esercizio contabile concluso, siano uguali o inferiori ai 2 milioni di euro (microimprese). Il soggetto proponente deve contribuire ai costi del progetto con risorse finanziarie pari ad almeno il 10% del totale dell’importo richiesto ovvero con risorse umane, beni e servizi messi a disposizione dal soggetto proponente quantificabili nella percentuale suddetta;
  • tra un minimo di € 30.000,00 e un massimo di € 100.000,00 per le imprese con meno di 50 dipendenti e i cui ricavi della voce A1 del conto economico, relativo all’ultimo esercizio contabile concluso, siano uguali o inferiori a 10 milioni di euro (piccole imprese).  Il soggetto proponente deve contribuire ai costi del progetto con risorse finanziarie pari ad almeno il 15% del totale dell’importo richiesto ovvero con risorse umane, beni e servizi messi a disposizione dal soggetto proponente quantificabili nella percentuale suddetta;
  • tra un minimo di € 80.000,00 e un massimo di € 250.000,00 per le imprese con un numero di dipendenti che va dalle 50 alle 250 unità e i cui ricavi della voce A1 del conto economico, relativo all’ultimo esercizio contabile concluso, siano uguali o inferiori a 50 milioni di euro (medie imprese). Il soggetto proponente deve contribuire ai costi del progetto con risorse finanziarie pari ad almeno il 20% del totale dell’importo richiesto ovvero con risorse umane, beni e servizi messi a disposizione dal soggetto proponente quantificabili nella percentuale suddetta;
  • tra un minimo di € 200.000,00 e un massimo di € 1.000.000,00 per le imprese con più di 250 dipendenti e i cui ricavi della voce A1 del conto economico, relativo all’ultimo esercizio contabile concluso, siano superiori a 50 milioni di euro (grandi imprese). Il soggetto proponente deve contribuire ai costi del progetto con risorse finanziarie pari ad almeno il 30% del totale dell’importo richiesto ovvero con risorse umane, beni e servizi messi a disposizione dal soggetto proponente quantificabili nella percentuale suddetta.

Le azioni progettuali possono prevedere l’attivazione di reti con enti territoriali, imprese, enti pubblici e soggetti del privato sociale.

Per “reti” si intendono partenariati o altri sistemi di partecipazione integrata di soggetti pubblici e privati alla progettazione, realizzazione o finanziamento di azioni per la conciliazione tra vita professionale e vita familiare, funzionali alla sostenibilità futura del progetto e all’impatto sul territorio in cui la rete e il proponente insistono. Tale partecipazione – che deve essere comprovata da specifiche lettere di intenti, da produrre unitamente alla domanda di finanziamento – è a titolo gratuito e non sono ammessi in nessun caso rimborsi spese o altre forme di corrispettivo.

La durata delle azioni progettuali è fissata in 24 mesi e ai fini del computo della durata del progetto non sono presi in considerazione la rilevazione dei dati e le attività di studio finalizzati alla redazione del progetto.

Destinatarie delle azioni progettuali sono le lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato e determinato, anche in part time, del soggetto proponente sia in forma singola che associata, incluse le dirigenti, le socie lavoratrici di società cooperative, le lavoratrici in somministrazione nonché le titolari di un rapporto di collaborazione purché la natura e le modalità di esecuzione del rapporto siano compatibili con la tipologia e con la durata dell’azione proposta con la domanda di finanziamento.